Dal giorno stesso del crollo del viadotto Polcevera ho promosso il supporto alle persone in sofferenza, ai comitati, agli enti pubblici.
Chi c’era lo sa.
Pochi giorni fa ero in cantiere, quando è arrivato il Ministro dell’Interno.
Non sapevo vi fosse una diretta facebook, non ero intervistato, non ero al centro dell’attenzione.
Ho accennato alla parallelizzazione dei processi operativi di cantiere e, involontariamente, ho poi pensato a voce alta una frase forte riguardante il codice dei contratti.
Questo “fuori onda” è stato isolato e attribuito a me in varie sedi, come se fosse stato rilasciato in un’intervista.
La parola “parallelizzato”, che si riferisce ad una tecnica di ingegneria gestionale per accelerare i processi di cantiere, da molti è stata riportata come “paralizzato”, rendendo priva di senso la mia affermazione.
Il mio pensiero riguardo alle norme sugli appalti era animato dal fatto che, per poter costruire qualcosa in tempi rapidi, ci vuole sempre una legge speciale “ad hoc”, che consenta di derogare a quelle ordinarie.
Ho riflettuto su quanti lavori utili alla salvaguardia della sicurezza delle costruzioni e della vita delle persone sarebbe possibile realizzare presto e bene, nel rispetto della legalità e della buona tecnica, se non avessimo tutte quelle norme che aggiungono burocrazia e rendono complesse le cose più semplici, anteponendo la forma alla sostanza, la procedura rispetto all’obiettivo.
E tutto per ricostruire il viadotto Polcevera nell’interesse dei cittadini, appaltato in un mese grazie alla possibilità di applicare processi più efficaci, a dimostrare che esiste il problema ma anche la soluzione.
Peraltro, nel caso di specie, tutte le norme di tutela sono state applicate con massimo rigore, fatti salvo solo gli appesantimenti burocratici.
Ho rispetto per chi la pensa diversamente, ma adesso credo sia più opportuno che io torni a lavorare sul progetto del viadotto.
Maurizio Michelini